di Silvia Guggiari
Venerdì pomeriggio a Lugano, la Conferenza Missionaria (CMSI) ha ricordato in una celebrazione i suoi primi 40 anni di attività. Tra gli amici che hanno partecipato all’evento c’era anche don Giusto Della Valle, sacerdote comasco, parroco nel quartiere di Rebbio, noto per il suo enorme impegno a favore dei migranti e per aver fatto della sua parrocchia un centro di accoglienza. A lui, don Jean-Luc Farine, parroco di Losone, ha consegnato un contributo di diverse migliaia di euro donati dai parrocchiani.
Un impegno, quello rivolto verso gli ultimi della società, che don Giusto porta avanti da sempre, per tredici anni come missionario fidei donum in Cameroun, ora come sacerdote che predica e pratica concretamente l’accoglienza verso il prossimo. «Per me l’attenzione del cristiano è per tutto e su tutto - ci racconta don Giusto -. Dividere la società in stranieri e residenti, bianchi e neri, giovani e vecchi, non ha senso. Prima di tutto c’è l’uomo; per cui quello che si prova a fare è avere interesse per tutta l’umanità».
La realtà di Como è quella di una città di 84 mila abitanti con 12 mila stranieri residenti fissi e un migliaio di richiedenti asilo e 300-400 persone straniere in transito; «una presenza significativa rapportata al numero di abitanti. Nel quartiere di Rebbio un quarto della popolazione è migrante e più della metà degli alunni della scuola sono figli di stranieri. Come parrocchia, come cristiani, cerchiamo di interessarci e di occuparci di questa nostra realtà».
Con questo spirito don Giusto ha avviato nei locali della parrocchia un centro di accoglienza che ospita tra le 50 e 70 persone in modo stabile: di queste «dieci vengono inviate dalla prefettura, le altre arrivano a bussare per conto loro. La maggior parte, in questo momento, sono donne straniere, perlopiù nigeriane, mamme con bimbi piccoli». La parrocchia non offre “solamente” un posto per dormire, pasti caldi, il vestiario e assistenza, ma anche una valida formazione per permettere a queste persone di acquisire delle competenze e dunque diventare autonomi: «Sono attivi sei corsi di italiano a settimana e la mattina ci sono diverse attività organizzate, dalla cucina, al cucito, dall’informatica alla danza. L’obbiettivo è quello di portare la persona all’autonomia abitativa e lavorativa».
Un’accoglienza che sta coinvolgendo tantissime persone, associazioni e gruppi di volontari che arrivano anche dal Ticino: «chi vuol venire a darci una mano è sempre il benvenuto. Ad esempio, c’è un bel gruppo della parrocchia di Balerna che ogni venerdì sera viene per aiutare per preparare la cena e per il servizio vestiario che è aperto a tutta la città».
L’anno scorso, insieme a don Gianfranco Feliciani di Chiasso, don Giusto ha ricevuto un premio a Milano, «per aver reso concreta - come si legge nella nota ufficiale - la raccomandazione del Papa a costruire ponti invece di muri». «Un bel riconoscimento - ci confida don Giusto - che ci incoraggia nel lavoro quotidiano e ci fa sentire uniti a tante persone che hanno fatto della ricerca della pace e della giustizia l’obbiettivo fondamentale della loro vita. Penso che l’accoglienza faccia parte dell’essere umano e non sia un di più del cristiano. È Dio che ci ha fatto così, a sua immagine e somiglianza, capaci di accogliere il prossimo».