(KEYSTONE/Ti-Press/Gabriele Putzu)
di Gabriele Botti
Chiuso per manutenzione: dal 10 al 19 ottobre 2016 l’aeroporto di Lugano-Agno resterà chiuso. Giorno e notte. Il motivo è da ricondurre a questioni di necessità: la pista abbisogna infatti di una riasfaltatura globale, intervento messo in agenda ormai da un paio d’anni e che fa parte del pacchetto inserito nel messaggio municipale di 14,5 milioni di franchi messi a disposizione dalla Città per opere di riqualifica dello scalo.
In senso generale, 9 giorni non sono tanti, ma se pensiamo all’attività di un aeroporto il discorso cambia: 9 giorni diventano molti. «Non avevamo alternative praticabili - ci spiega il direttore dell’aeroporto, Alessandro Sozzi - O perlomeno non avevamo alternative migliori di quella che abbiamo scelto in concerto con gli operatori e le compagnie.
La scelta di lavorare solo durante la notte, che a prima vista può sembrare la migliore, ha varie controindicazioni: prima di tutto perché avrebbe causato molti disagi alla popolazione, che sarebbe stata soggetta ai rumori del cantiere per un periodo molto più lungo rispetto a quanto prospettato dalla chiusura totale. Quanto più lungo? Abbiamo calcolato che un intervento solo notturno, diciamo dalle 22 alle 6, sarebbe durato tra i 60 e i 90 giorni. Davvero troppo. Inoltre, eventuali imprevisti notturni non sarebbero stati facilmente gestibili e la garanzia di riaprire il giorno successivo ai voli regolari non sarebbe stata data».
Dunque, è più prudente chiudere. Ma come l’hanno presa le compagnie? «Va detto che l’intervento previsto è stato prospettato già 2 anni fa e che pertanto ne stiamo discutendo con le parti coinvolte da allora. Il preavviso è stato ampio e le spiegazioni, che saranno fornite ancora nei prossimi giorni anche ai Comuni interessati, dettagliate. Siamo tutti d’accordo, anche se è chiaro che nessuno è felice, noi per primi. Ma tecnicamente non c’erano altre strade percorribili».
Quando parlammo per la prima volta della possibile chiusura temporanea dello scalo per lavori, ed eravamo a dicembre 2014, riferimmo anche del malcelato malcontento di Etihad Regional (ex Darwin): la compagnia ticinese aveva in particolare fatto sapere che la chiusura «causerebbe a noi e agli altri fruitori, in primis i passeggeri, delle gravi ripercussioni organizzative e finanziarie».
Sozzi ammise allora di «non essere felice della soluzione perché ogni giorno di chiusura significa perdita di passeggeri e fatturato» e si impegnò a pianificare, insieme alle compagnie, il momento migliore durante il quale intervenire. Momento migliore che è stato trovato nelle periodo indicato all’inizio dell’articolo. Insomma, s’ha da fare, e questo a prescindere da quanto costa alla Città (proprietaria dello scalo e i cui tecnici hanno proposto la chiusura totale), all’aeroporto, alle compagnie e ai passeggeri.