È a metà strada la raccolta delle firme per il referendum contro la sperimentazione de “La scuola che verrà”. «Abbiamo raccolto finora circa 4mila firme, ma siamo un pochino in ritardo sulla tabella di marcia», ci conferma il presidente dell’UDC Piero Marchesi che questa sera, in occasione del comitato cantonale, ha fatto il punto della situazione, appellandosi ai membri del partito affinché ci si dia da fare.
«La buona risposta della gente ci fa ben sperare», aggiunge Marchesi. A rallentare la raccolta delle sottoscrizioni – ne servono 7mila entro fine mese – hanno giocato il cattivo tempo degli ultimi giorni, ma anche le festività pasquali. Il presidente dell’UDC commenta poi le regole del referendum, che in Ticino impongono la raccolta di 7mila sottoscrizioni in 45 giorni. «A titolo di paragone, il Canton Zurigo, con 930mila iscritti in catalogo, chiede 3mila firme da raccogliere in 60 giorni, mentre a livello federale, se ne chiedono 50mila per un totale di circa 5,4 milioni di aventi diritto di voto. C’è da chiedersi quando il nostro Cantone si adopererà per facilitare, invece di ostacolare, l’esercizio dei diritti politici dei cittadini».
Il comitato ha poi dato il proprio sostegno alla riforma fiscale in votazione il prossimo 29 aprile, anche se «riteniamo sarebbe stato meglio essere più incisivi e pensare di più al ceto medio».
Inoltre, Marchesi ha tenuto a inviare un monito ai partiti di Governo, «che a più riprese hanno deluso i cittadini rifiutandosi di applicare quanto deciso in votazione. A mio avviso così facendo si rischia di ottenere un effetto boomerang, con cittadini arrabbiati che si potrebbero rifiutarsi di sostenere le iniziative proposte, nonostante siano nel loro stesso interesse. Questo, ad esempio, potrebbe succedere con la votazione sulla riforma».
(MS)